Nel corpo di un’altra
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4 Gennaio 2023Tre di troppo la favola della famiglia perfetta
Stereotipi, risate e tanta riflessione sulla direzione della famiglia moderna nella favola diretta da Fabio De Luigi che vede Virginia Raffaele come protagonista
Una coppia per essere felice deve per forza fare tutti i passaggi imposti dalla società?
Conoscersi, sposarsi, fare figli, creare una famiglia “unita” che rimarrà tale solo nelle fotografie delle festività comandate. O per lo meno è così per molti. Tre di troppo, il nuovo film dove Fabio De Luigi non solo è coprotagonista ma è anche regista, è una favola moderna che racconta come una piccola comunità di amici possa trasformarsi o meno con l’arrivare dei figli. «È una satira sociale, un confronto tra i due mondi quello delle famiglie che fanno figli e quelle che non li vogliono» racconta Fabio De Luigi. Il film è una commedia che narra come la coppia Giulia e Marco vive felice il matrimonio senza il bisogno di procreare. Marco è un barbiere affermato, Giulia guida un reparto di lusso in un grande centro commerciale, condividono la passione per i balli latino americani e lo style di vita healthy. Tutto fa contrasto con il gruppo di amici che invece è incastrato nel ruolo di genitore, con i figli che la fanno da padrone e hanno completamente risucchiato le loro vite. Una maledizione, porterà la coppia a svegliarsi la mattina e scoprire di essere genitori di tre figli uno completamente diverso dall’altro per attitudini, desideri e stile di vita. Così inizia l’avventura che li porterà a scoprire quanto, in fondo, desiderassero anche loro condividere quest’esperienza, avendo dei bambini.
La commedia è esilarante e in alcuni punti grottesca e surreale. Tre di Troppo rappresenta una delle rare volte in cui, nel cinema italiano di questo genere, viene inserito l’elemento magico, un deus ex machina che catapulta i protagonisti in un mondo diverso. Fabio De Luigi e Virginia Raffaele sono una coppia che funziona insieme, diverte e cattura l’attenzione dello spettatore. È bello vedere come i due personaggi, Giulia e Marco, siano stati costruiti con delle caratteristiche di base molto potenti: l’ascolto e il rispetto reciproco, elementi che poi trasmetteranno anche ai figli e nel momento in cui la vita prenderà il sopravvento, saranno proprio i bambini a riportarli con i piedi per terra e davanti alla realtà dei fatti.
È vero che nella società moderna il tasso di natalità italiano è pericolosamente sceso, ma è anche vero che ci sono delle dinamiche societarie che allontanano dal discorso figli. Tralasciando le difficoltà derivate dal mondo del lavoro e da uno Stato che non supporta la famiglia, si può parlare individualmente di quel desiderio egoistico di vivere la vita senza responsabilità, eccetto che per se stessi. Oggigiorno non si è più disposti a anteporre la vita di un altro essere umano, in questo caso di un figlio, alla propria per vederlo crescere, realizzarsi e possibilmente felice. È indubbiamente più semplice pensare all’autorealizzazione, al compiacimento di se stessi e alla soddisfazione dei propri bisogni – che non sono più quelli vitali come mangiare bere e dormire, ma sono più che altro il realizzarsi, trovare una posizione sociale invidiabile, guadagnare, avere una casa e una macchina accettabili; insomma il rovescio della Piramide di Maslow.
Tre di troppo riporta il focus su un tema molto importante: la famiglia. Creare un nucleo dove non si è in due, ma in tre, quattro e perché no cinque o forse più. Imparare a dividere gli spazi di un appartamento, a condividere la quotidianità, a mettersi in gioco in quello che è il primo nucleo sociale dove ci rapportiamo, ad ascoltarsi realmente, ad imparare che non esiste solo l’io ma c’è anche l’altro che ha dei desideri e dei sogni da realizzare, ad accettarsi anche se si è sciatti e trasandati. Certo che se c’è Virginia Raffaele, con quel corpo statuario e quelle gambe chilometriche e perfette a dirci che sciatte andiamo bene lo stesso purché mamme che scoprono di amare i propri figli, allora crediamo più alla favola che alla realtà delle cose. In effetti il genitore più veritiero è proprio Fabio De Luigi, un papà libero professionista che stanco del suo ruolo, le pensa tutte per tornare allo status di compagno libero e felice.
qual è la morale di Tre di Troppo? Fare dei figli sicuramente non è una cosa facile, del resto il genitore è il mestiere più antico del mondo, non remunerato e senza stipendio. Ma l’affetto e l’amore dei figli non si comprano con i soldi. Questo film, che esce nelle sale italiane proprio il 1 gennaio, ha come compito quello di regalare un po’ più di coraggio alle coppie che ancora latitano. Sarà forse un caso che un tema simile venga toccato quando al governo c’è un partito conservatore e tradizionalista come quello capitanato dalla Meloni? Non si sa, probabile, ma la realtà è che la famiglia è il primo punto di partenza della vita, il primo step dove si fanno esperienze, dove si impara a socializzare e a costruire legami basati sulla fiducia e sul rispetto. La famiglia dovrebbe essere quel posto dove vige lo scambio di idee reciproco e, in teoria, si viene accettati per quello che siamo veramente. Non importa che tu sia il Cagnotto della situazione, oppure che non sappia cucire, la famiglia ti dovrebbe amare comunque. All’alba del 2023, quando ancora sentiamo atrocità sempre più frequenti, Tre di troppo manda proprio questo messaggio: amiamoci così come siamo, non abbiamo paura di costruire una famiglia con quello che abbiamo e grazie alle nostre possibilità. E magari uscire dalle case dove ormai siamo rintanati da troppo tempo, per tornare anche nelle sale cinematografiche, non solo allo stadio e ai concerti, per farci quattro risate in compagnia e in allegria.
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